Ho impigiamato I miei pensieri
Ci sono giorni, periodi esattamente, in cui la mia vita ha bisogno di un pigiama, il solito a quadretti, moderatamente largo, da potersi muovere agiatamente: quella quasi taglia in più, che forse troppi miei abiti hanno. A volte anche nelle calzature. È proprio una sorta di metafora di vita, perché tutto intorno a me deve avere spazio. Anche il corpo. Di più i pensieri
Non deve avere fronzoli il pigiama, nessun decoro. Essenziale, maschile, è una sorta di coperta di Linus da indossare
dopo una doccia calda e gli oli profumati del mattino, per affrontare le giornate solitarie, quelle in cui la porta è sbarrata anche alle parole, dove le risposte ai messaggi, quando ci sono, diventano una semplice emoticon: ok
È il momento di impigiamare anche i pensieri, di metterli comodi in una sorta di stand by. Non è semplice, aiutano i passati percorsi di meditazione, ma anche semplicemente un libro, trama avvincente, scrittura accattivante.
E certa musica. Certa, perché spesso, si rischia di peggiorare ferite che vorrei chiuse. Le note, sanno essere anche dolorose.
Impigiamo la vita, come convalescente in attesa di guarigione.
Così è in fondo. Così mi sento. Respingente, sicuramente.
Respingo quando sento il disagio aumentare, la percezione di estraneità diventa pericoloso, il mio sguardo si paralizza sui troppi mediomen che mi circondano. Nulla mi infastidiosce di più della incapacità di comprendere l'impermanenza
Chiudo, nel bisogno di lasciare che il tempo dia possibilità di rimettermi insieme
Comodamente.
Impigiamata
Aspettando la sera, quando il mio pigiama finisce nel cesto della biancheria da lavare, che durante la notte, non serve, né al corpo, né alla mente
Nel mio mondo al contrario.
Fra mie contrarietà
"What do I wear in bed? Why, Chanel No. 5, of course
Marilyn Monroe, su Life magazine, 1952"
Beh, per me è Emilie, by Fragonard Grasse