Quelle notti di Ferragosto le ho ben stampate in testa, ma adesso so che avrei preferito avere con me un cellulare, per rivivere quelle gite notturne sul Primero, fra il dondolio del battello e quello dello stomaco, il salto sul molo di Portofino che era un po' più accessibile di adesso, il continuo tenere d'occhio l' ora per il timore di perdere l'ultima corsa
Le notti verso il Porticciolo e sul sentiero del Castello dei Sogni, che a sognare davvero, ci voleva niente
Vorrei poter avere quegli scatti, pur fastidiosi, ma che mi avrebbero permesso di rivedere tanti volti. Macchine fotografiche che esigevano il flash per le foto notturne, troppo ingombranti e al caso ci si affidava uno dei tanti fotografi che si incontravano sul lungomare, ma insomma erano tutte posate
Poi ancora affacciata alla finestra, al buio, con un'amica, sussurrando per non disturbare, "Una carezza in un pugno"
Le risate dei genitori e i loro amici, tutti in tiro, al K2 o al Centrale, la cedrata Tassoni di mia mamma, uno scialle a coprire le spalle, che sentiva freddo e il mio correre a raggiungere la compagnia, le ultime raccomandazioni
Schizzi di attimi, semplici frammenti di vita, volti e voci che appaiono e sfuggono subito
Ho vissuto tante altre notti felici, ma nulla di paragonabile a quelle rapallesi
E vero ciò che dice Roberta Calabria nel suo Grecale "...È lì che si ferma la nostalgia... La clessidra la memoria di quei giorni rubati al tempo dei colori insolenti marchiati dall'inchiostro della giovinezza e di tutti quei falò bruciati in nome della Vita..."